Novembre, 25

SEPARARSI
INDICE:
- PLAYLIST DI NOVEMBRE
- SAPER STARE DA SOLI
- YOUTUBE: GUIDA DELLE MIE PERSONE PREFERITE SULLA MIA PIATTAFORMA PREFERITA
- FRIENDS AND FAMILY
- CONSIGLI DEL MESE
- CONTENUTI DEL MESE
PLAYLIST DI NOVEMBRE
SAPER STARE DA SOLI
-Nina
Siamo in un’ epoca in cui ci viene ripetuto in ogni forma di essere i propri migliori amici, di non fidarsi troppo, che alla fine dei conti, ci sarai tu. non gli altri. Però a quel punto la domanda è: ma chi sono io senza gli altri?
Quando abbiamo scelto questo tema, sapevo che avrei avuto sicuramente qualcosa da dire, perché io con la separazione non ci sono mai andata molto d’accordo.
Certo, voi direte: “ma chi è che sta bene quando si separa da una persona o da un luogo a cui è legato?”
Nessuno. Vabbè… non mi azzardo a dire proprio nessuno, ma sicuramente una percentuale molto bassa.(…oppure sto solo cercando di normalizzare il fatto che faccio fatica perfino a separarmi dalle mie amiche in vacanza, quando ci diamo la buonanotte e ognuna va nella propria stanza.)
Partendo da questo, ho capito che il mio vero problema è che se devo contare su qualcuno… non conto su di me.
Se devo scommettere su qualcuno… non scommetto su di me.
Ed è difficile essere la migliore amica di se stessi. E a volte sarebbe così tanto d’aiuto.
Mi sono resa conto tante volte di quanto la paura di stare da sola mi abbia limitato: opportunità non colte, viaggi che non ho fatto, comfort zone in cui sono rimasta.
E altre volte il contrario: il fare cose che non avevo davvero voglia di fare, solo per non sentirmi tagliata fuori, solo per paura della FOMO.
Poi ho capito che la retorica del “per stare bene con gli altri bisogna prima stare bene con se stessi” è vera.
Davvero: sia nelle amicizie che nelle relazioni d’amore. Da lì non è che mi sono messa a fare backpacking in Nuova Zelanda da sola eh.
Però ho iniziato dalle cose piccole: un pranzo da sola, un pomeriggio, poi una giornata intera… e piano piano si va.
Tutto questo per dire, tornando al tema: lavorare su se stessi è fondamentale per gestire una separazione.
Parlando soprattutto di relazioni sentimentali (ma non solo), è sempre molto difficile capire il confine: quando l’amore o l’affetto non sono più il motore del rapporto, e quando invece è soltanto la paura di rimanere soli che ti tiene attaccata. Però poi, quando si fa quel passo, che sia per tua scelta o meno, ti rendi conto che le cose cambiano, nel bene e nel male, e spesso ti insegnano molto, ti insegnano proprio a capire cosa effettivamente nel tuo modo di essere o di comportarti ti ha portato ad una rottura o da un allontamento.
Quest’ultimo concetto si adatta molto bene anche al tema della partenza, di andare all’estero a lavorare / studiare, sono esperienze estremamente formative che per quanto possa non essere facile per tutti andarsene dal proprio nido, per me in primis non lo è, infatti sono ancora a Milano City, forse una volta nella vita provarci può farti aprire gli occhi su tante cose, ti dà almeno il beneficio di averci provato e aver capito che quella cosa realmente fa o non fa per te.
Molto spesso andare via da un luogo ti fa capire quanto ne eri legata solo perché avevi bisogno di prendere le distanze e respirare un’aria diversa, o invece al contrario, ti fa capire che in quel posto ci sono cose che mancano per farti stare bene, lo stile di vita, il clima, le persone, il lavoro… qualsiasi cosa!
Alla fine quello che mi viene da dire è che in generale se si decide di allontanarsi da qualcuno o qualcosa, che sia per decisione propria, di qualcun altro o proprio di cause esterne, una motivazione c’è sempre, che può far bene come tanto male, ma da entrambe si capisce cosa è giusto o non è giusto per noi stessi.

YouTube: guide delle mie persone preferite sulla mia piattaforma preferita
-Alis
Men, sicuramente I may not know, shoes, vi lascio a Nina,
io oggi vi parlo della mia piattaforma preferita, il mio angolo fiorito digitale, il mio “dove il cuore riposa e l’ansia scompare”. YouTube. YouTube è stato il mio colpo di fulmine con la comunicazione, vedendo a 12 anni i primi video della golden age (Sofia, Greta Menchi, Lea etc.) fino ad arrivare al primo incontro con la mia regina Emmona Chamberlain.
È un luogo digitale dove negli anni ho sempre trovato persone e immagini che mi hanno ispirato. Vi lascio in ordine sparso i miei attuali canali preferiti. Premessa generale: sono quasi tutti canali in inglese, se avete da consigliarmi alla fine creator italiane che fanno cose simili ascolto volentieri vostri consigli.
Podcast e “cultural studies”
Più in generale, categorie di video che quando finisco, mi lasciano con qualcosa su cui riflettere e confrontarmi.
1. Anna Howard
Anna Howard è una ragazza, credo americana, che crea questi bellissimi video a mo’ di “saggio personale”: condivide esperienze, riflessioni, citazioni e risorse, spesso con timestamp e riferimenti bibliografici visivi, che trovo molto utili e stimolanti. Molti video parlano di come creare, come dare voce a sé stessi, anche e soprattutto attraverso il mondo digitale, che vede come strumento fondamentale se usato bene, per la crescita personale. Esplora argomenti come l’identità individuale, le relazioni moderne e in generale mi piace perché mi dà sempre spunti di riflessione molto interessanti.
2. Mickey Galvin
Lei l’ho scoperta un po’ di tempo fa in realtà coi suoi vlog a New York, che con un editing molto calmo mi rilassano molto, e considerando che YouTube lo guardo principalmente prima di dormire, è un requisito molto apprezzato. Ora anche lei ha iniziato a fare un po’ come Anna, quindi podcast faccia e voce, ma sempre allegando spunti e contenuti presi da altre parti che rendono il discorso molto stimolante e più semplice da seguire.
3. Eva Meloche
Eva la conoscete quasi sicuramente, lei in realtà fa vlog, ma la inserisco in questa categoria perché la maggior parte dei suoi video hanno una grande parte narrativa. Lei ha un modo di esprimersi meraviglioso, e unisce le sue riflessioni in voiceover a immagini molto cinematografiche. Generalmente, quando finisco un suo video mi sento bene (cosa a cui faccio molta attenzione sui prodotti multimediali che consumo…).
Interviste, conversazioni
Gente che parla con altra gente. Più che canali specifici vi metto interviste che ho ascoltato nell’ultimo mese.
1. Felici Pochi
Felici Pochi è un podcast sui libri molto bello. Gli host (Riccardo, Benedetta e Simone) sono un po’ i tipici amici della Statale che fanno filosofia, tipo Viola ma più intelligenti ! A parte gli scherzi, mi piace molto ascoltarli, mi segno sempre 800 libri e alla fine ovviamente non ho mai tempo di leggere niente. Ascoltata ieri questa puntata (non tutta ammetto) coi nostri fratelli di Arte Settima.
2. In your dreams
Owen Thiele è ovviamente diventato una delle mie celebrità preferite dopo Adults (serie tv Hulu che ho amato) e vabbè il fatto che sia il miglior amico di Emma ovviamente gli fa guadagnare dei punti. In your dreams è un podcast prodotto da Alex Cooper e questo dice tanto. Molto caciarone, lui non segue un filo logico manco a morire (se ci ascoltate, sapete che mi ci ritrovo molto) quindi va BENISSIMO.
3. Therapuss
Jake Shane, altra top 3 persone che mi fa più ridere sull’internet, insieme a Role Model è molto divertente.
3. Est and Guest
L’altro giorno ho ascoltato anche questa bell’intervista di sti due ragazzetti carini… niente male XD.
4. Chicken Shop Date
Non posso che non citare il mio format preferito su YouTube degli ultimi anni. Se non conoscete Chicken Shop Date correte a vedervi tutte le puntate, e partite da quella con Jack Harlow. Vabbè ovviamente avrei altre ottocento cose, ma direi che avrò tanto tempo per consigliarvele.
Vlog e lifestyle
Ho fatto un po’ la gnagni intellettuale sopra... ma in realtà ovviamente, la maggior parte delle volte che torno stanca morta a casa voglio guardarmi le mie youtuber americane preferite che mi fanno vedere lle loro vite fuori di testa da stragnocche influencer, perché alla fine questa sono.
1. Amalie Star
Lei in realtà non è americana, ma mezza danese mezza filippina, vive a Copenaghen e i suoi vlog sono divertentissimi. Fan fact: quest’estate durante la Fashion Week ero a Copenaghen con Grace e una sera siamo uscite dopo cena con lei a bere. A parte che ero emozionatissima ma poi faceva molto ridere perché a me sembrava di conoscerla tipo come fosse la mia migliore amica.
2. Devon Lee Carlson
Vabbè chi deve sapere, sa. Devon Lee Carlson è l’OG It girl. Una di quelle bastarde che oltre ad essere di una bellezza disarmante, qualsiasi cosa indossa diventa immediatamente la cosa più cool sulla faccia della terra. In più è molto simpatica, non è un montaggio o una cinematografia della madonna, ma puro e semplice divertimento di vedermi i cazzi suoi.
3. Ruby Lyn
Io ho una relazione tossica con Ruby Lyn, perchè da un lato la amo da morire, mi piace tantissimo come si veste etc., dall’altro vi giuro, mi sta veramente tanto sulle palle. Detto ciò i suoi vlog me li guardo.
Rubrichetta di oggi è finita, fatemi sapere se volete altri consigli e aspetto volentieri i vostri! Vvb, Alis
FRIENDS AND FAMILY
IL CARCERE
-Anna Vincre
Separarsi. Dalla famiglia, dai rumori di casa, dagli amici, dal quartiere.
In carcere questa parola diventa chiave di tutto: ogni gesto, ogni silenzio, ogni ricordo parla di una distanza.
È da qualche mese che entro come volontaria nell’istituto penale minorile di Milano e nel tragitto che compio in motorino per arrivare al carcere c’è un momento, un attimo prima di vedere la struttura in lontananza, in cui mi accorgo che la città è cambiata, ha diradato i palazzi, i negozi e i rumori, senza un confine netto. Il tempo scompare per come lo conosco, quello che separa la mia stanza dalla cella di un detenuto sono quei 20 minuti di motorino.
Al contrario della città, il carcere ha margini chiari: mura che lo delimitano, sbarre alle finestre delle celle, filo spinato.
La procedura è sempre uguale: alla prima porta ti controllano i documenti e eventuali effetti personali, non deve entrare nulla che possa permettere di comunicare con l’esterno. Poi aspetti che un agente penitenziario ti apra la prossima porta per accedere al cortile, lo attraversi e se alzi lo sguardo noti oggetti incastrati nel filo spinato, molto spesso palloni da calcio e pezzi di lenzuola. Arrivati alla porta successiva aspetti che un altro agente apra il portone e lo richiuda alle tue spalle prima di accedere al prossimo, questo gioco di porte avviene altre due volte prima entrare nella sezione dove si trovano i ragazzi.
Il carcere è un luogo di brutale separazione dal mondo esterno, il tempo si dilata e le giornate scorrono dettate da rigidi orari e in luoghi chiusi. Fuori tutto cambia, si evolve, si rinnova. Il mondo continua a muoversi e dentro si rimane sospesi, è una distanza che non è fatta solo di cancelli e muri, ma di vita quotidiana che si perde, di piccole cose che sfuggono.
A volte la rottura tra il carcere e il mondo fuori si manifesta in cose semplici. Mi è capitato di notare la tristezza sul volto di un ragazzo dopo aver scoperto che era uscito un nuovo paio di NikeTN, non ne aveva idea.
Mi è capitato di provare a spingere una porta, per un riflesso di libera cittadina, mi è stato detto di aspettare: è tutta un’attesa, sono i codici del luogo, gesti che non si possono fare qui, non ne avevo idea.
In carcere tutto funziona diversamente, si è ‘tagliati fuori’, lontani, separati, ma al tempo stesso mai da soli, perché sempre sorvegliati da agenti e telecamere. Qui la sfida è fare sì che questo tempo di separazione non sia perso, ma si possa riscattare.
Insomma non ci sono solo sbarre, criminalità e burocrazia, ma persone, storie e talenti. L’ associazione con cui collaboro porta da anni il teatro dentro (e fuori) le mura degli Istituti Penali Minorili. Se avete voglia di scoprire cosa succede quando il sipario si apre su un mondo che disolito resta chiuso, date un’occhiata ai prossimi spettacoli :)
https://www.puntozero.tv/events/elenco/
SEPARARSI
-Bianca Abbondanza
Mi perdo tra il vento che porta via i miei ricordi di una città che non ha mai visto davvero quello che ho dentro.
La vita che vivo adesso mi piace, lontana ormai da quella che etichetto come morte implicita.
Perché quello che mi sento quando sono a Genova è proprio questo: morta, in modo figurato.
Il luccichio nei miei occhi si frantuma tra le onde del mare, quei posti che mi hanno vista in ogni sfaccettatura della mia vita adesso me li sento stretti, mi impediscono di essere quello che davvero vorrei essere.
Genova mi pone sempre la sua mano, per tornare quando più desidero. Ma a volte non lo desidero, a volte è solo un suo richiamo.
Mi richiama alla realtà, mi ricorda che la vita di adesso, da un’altra parte, è solo passeggera.
Non mi obbliga a restare, ma sa meglio di me che non potrò mai lasciarla davvero.
Eppure qua non ho niente.
A Genova, mi manca tutto.
Sto in casa mia, sul divano di sempre, con ancora gli stessi cuscinoni vecchi che mi ricordano vaghi episodi di vita. Il mio petto diventa un buco, i miei occhi si chiudono lentamente e i miei pensieri iniziano a viaggiare. Ripercorro le strade di questa città, la mia Genova, il mio perfetto richiamo alla realtà.
È questo quello che penso di lei.
Mi sono abituata, ormai da troppo tempo, al dolore. Un dolore senza nome, che sta lì come un vecchio soprammobile a casa dei nonni.
Forse per pigrizia, o forse per malinconia, resto nel mio limbo fatto di delusione e colpi alla schiena.
Le mie mani tremano al solo pensiero di rimanere qua per sempre.
Vai via, prendi il volo, risplendi via da qui.
Ancora lei, o meglio, ancora me.
Si palesa davanti alla mia figura, seduta sulla finestra che dà sul giardino. Tiene una tazza di caffè fumante in mano e mi scruta per bene, analizzando ogni mio micro movimento.
Mi guarda dall’alto al basso, con l’aria di chi ha già capito tutto ma ha paura di sbattere in faccia la cruda verità a chi sa perfettamente di non saperla accettare.
A me dispiace dirtelo.
Le faccio cenno di continuare, tanto so già come andrà a finire.
Ma devi accettare che qui non è il tuo posto.
La guardo distratta, come al solito pronta ad annuire e farmi scivolare addosso quelle parole che tanto fanno male quanto bene.
Ti sei fatta più grande, come mai?
Solleva la testa e aggrotta le sopracciglia.
Quando smetterai di cambiare argomento solo per paura di ammettere a te stessa quale sia la verità e provare a cambiare davvero le cose, sarà troppo tardi.
Non è mai troppo tardi se sono ancora in vita e ho voglia di ricominciare.
Per fare davvero i conti con il passato e vivere i giorni in modo sereno, accetta che qua non stai bene. Capita a volte, ed è più frequente di quel che credi.
Ma qui ho mia mamma.
E basta.
E basta.
Sospiro, appoggiandomi al bancone della cucina.
Lei si passa una mano fra i capelli marroni, ancora una volta il suo sguardo fa giri interminabili dentro di me.
È difficile. Ma è anche soddisfacente. All’inizio fa male, poi invece di abituarti come sempre al dolore, si trasforma in spensieratezza.
La guardo disperata ormai, e lei mi sorride a trentadue denti.
Quindi l’hai capito?
Ma io sogno una vita qua.
No, tu sogni una realtà che hai sentito nei racconti degli altri. Ma, indovina, siamo tutte persone diverse e ciò che succede agli altri non succede a te.
Però io vorrei quella vita.
Ma non ce l’hai.
È possibile avercela?
In vent’anni non ti sei sentita bene nemmeno una volta, vuoi sprecare altro tempo qua oppure vuoi andare a costruirti una vita degna di essere vissuta altrove?
Rimango in silenzio e sposto lo sguardo, mi ha messa in imbarazzo.
Ecco, ogni volta che dico la verità poi non rispondi più. Io non ti voglio fare male, io voglio solo farti cambiare prospettiva.
Lo so.
Stai fuori, fai esperienze, viviti i momenti. Non pensare a Genova, se ti manca torni, poi vai via. Lei rimane qua.
E poi tra due anni finisce tutto.
E rinizierà qualcos’altro.
Se non mi prendono in magistrale?
Non pensare al futuro adesso, pensa magari a laurearti in triennale prima di pensare alla magistrale.
Hai ragione.
Sbuffo e mi alzo in piedi, stiracchiandomi la schiena.
Accettare di non stare bene nel posto in cui sei cresciuto è solo l’inizio della storia che ti stai scrivendo per il tuo futuro. È normale avere paura, è normale non sentirsi all’altezza.
Ma è meglio continuare a stare male o provare a cambiare le cose?
PARTIRE
-Alice Arrigucci
Ciao raga, mi chiamo Alice. Sto amando il tema del mese e mi sento molto ispirata; quindi ho deciso di scrivervi :)
Nel corso della mia breve vita da ventenne ho avuto molte separazioni, volute e non volute, soprattutto nell’ambito dell’amicizia. Penso che il separarsi sia un punto fondamentale nella crescita personale e che tutti noi dobbiamo affrontare nella vita, anche se può essere molto difficile.
Le separazioni che ho avuto, senza volerle, sono spesso avvenute senza spiegazioni e con persone a cui io tenevo veramente tanto. Ma da questo ho imparato il mio valore e ad amarmi ed apprezzarmi come persona.
Ma passiamo ora al vero motivo per cui ho deciso di scrivervi.
Da ormai un anno e mezzo mi sono trasferita in America per studiare all’università, lasciando in Italia tutte le persone che facevano parte della mia vita quotidiana e a cui io volevo un bene infinito. Mi sono trasferita anche in un momento in cui stavo finalmente riuscendo a consolidare delle amicizie vere e forti, dopo anni e anni di difficoltà, quindi il dovermi separare da tutte queste persone mi terrorizzava non poco.
Ora però posso dire che il vivere lontana dagli amici me li ha fatti amare ancora di più e il nostro rapporto è maturato e cresciuto, diventando molto più stabile.
Ho lasciato anche mia sorella, che è la persona più importante della mia vita, e la tristezza che ho certi giorni quando mi manca non posso fare altro che provarla, però la nostra separazione è avvenuta con amore; con un abbraccio, un pianto e con un “ci vediamo a Natale”.
Mi piace pensare che ci sia un non so che di poetico nel separarsi, soprattutto considerando il fatto che è uno di quegli argomenti su cui nessuno la pensa veramente allo stesso modo. La separazione è dolorosa ma si può imparare veramente tanto se ci concediamo di provare tutto il suo dolore.
Grazie mille per l’attenzione vi amo mi rendete le giornate migliori.
P.S. Alis se ti serve gente con cui andare a vedere Olivia Dean a Maggio io ci sono!
Baciiiii
SOLITUDINE E SEPARAZIONE
-Margherita Di Placido
Da sempre, una delle mie storie preferite è quella di Christopher McCandless, la storia di cui racconta il film Into the Wild – e, prima ancora, il libro inchiesta di Jon Krakauer.
La sua è una storia che ha accompagnato la mia crescita, dalla prima adolescenza ad oggi; è la storia che ha ispirato tutti i miei viaggi, tutte le mie esplorazioni e la mia ricerca di avventura; una storia che mi ha sempre narrato di spirito, di essenzialità, di ricerca e di ispirazione. Proprio oggi, però, ho come sentito una strana energia, una sorta di allarme e, all’improvviso, senza che potessi spiegarmi il motivo, ho percepito una nuova chiave di lettura: e se la sua fosse una storia di solitudine?
Non l’avevo mai esplorata sotto questa lente perché, per me, Chris è stato un ragazzo pieno di vita e di voglia di viverla, ma non ho mai pensato che potesse essere, semplicemente, un ragazzo solo.
Ora, senza troppe digressioni sulle specifiche della sua storia – che, tra l’altro, consiglio -, vorrei provare a soffermarmi su che cosa questo abbia a che fare con la mia di solitudine e con il suo più generale significato.
Sono sempre stata affezionata ai miei spazi, ai miei momenti in solitaria, alle mie abitudini, ma credo che questo sia il frutto di un’infanzia ed un’adolescenza passata costantemente alla ricerca di trovare un posto, di adeguarmi a quella compagnia forzata dentro la quale tutti noi, almeno per un po’, finiamo (ritrovandomi, però, a sentirmi perennemente sola). Ho giustificato il mio isolamento, in passato, con un più profondo senso di inadeguatezza, cercando di spiegare a me stessa che semplicemente le cose non stavano funzionando nel modo giusto, che mi servisse altro.
Negli anni ho poi imparato a trovare le mie persone, a ricercare dei volti amici che mi dicessero che in fondo sola non ero. C’è sempre stata, però, in me, questa forza motrice, questa spinta ad andare oltre, a cercare altro: era come se Chris McCandless mi sussurrasse all’orecchio di partire, di uscire dai miei confini e, finalmente, trovare il sacro graal, le mie risposte, il senso del mio tutto.
Per anni ho ascoltato quel sussurro e ho lasciato che guidasse la mia mente, senza tuttavia permettere al mio corpo di seguirla; per anni ho sentito lo stomaco bruciare densamente, lasciarsi accartocciare, senza mai davvero chiedermi dove stesse cercando di condurmi; per anni, fino a che l’attesa non è diventata un muro e il muro mi è crollato addosso.
È in quel momento che ho deciso di partire, da sola. Quella solitudine che per così tanto tempo mi aveva spaventata, ora mi scuoteva, rispondeva a quel richiamo.
Il viaggio in solitaria, con lo zaino sulle spalle, è stato il punto di svolta della mia vita: è durante quel primo viaggio, durante quei mesi, che mi sono resa conto che è quando sei davvero solo con te stesso che ti spingi oltre i tuoi limiti e riscopri i lati di te più nascosti ed è a quel punto che, finalmente, trovi qualcuno. Quel qualcuno dà forma ad un nuovo significato dell’amicizia e della compagnia, ne esalta gli aspetti più profondi e lo fa, soprattutto, in te. Capivo, allora, che in fondo la mia natura era sempre stata sociale e che l’isolamento era una forma di passaggio tra le tante eterogenee socialità; capivo che davvero “la felicità esiste solo se condivisa”; capivo che quelle persone che incrociavano la mia nuova strada erano destinate a rimanere parte di me per sempre.
E da questo, la separazione.
Ho scoperto in me una forma di dolore che non avevo mai conosciuto prima di allora. Certo, l’amore che provo per la mia famiglia e per gli amici di tutta la vita è qualcosa di profondo, intercostale, ma separarmi da loro non mi aveva mai provocato un dolore esagerato, forse sapendo che, d’altronde, loro sarebbero sempre rimasti lì dove li avevo trovati. I miei compagni di viaggio, invece, no, perché, proprio come me, loro stavano affrontando un viaggio personale, una ricerca significativa all’interno della loro esistenza, ed ognuno di noi rappresentava per l’altro un fondamentale tassello, ma di passaggio. Non ho perso quegli amici, la maggior parte di loro sono ancora parte della mia vita, ma questo al momento della separazione non si sapeva.
Quella nuova forma di dolore ha generato come una paura in me, la paura di dovermi sempre mettere alla ricerca di altri tasselli, senza mai completare il tetris.
Così mi sono interrogata su che cosa significasse quel vuoto, quella nuova forma di solitudine. Mi sono chiesta se ci fosse davvero posto per me all’interno di questo grande movimento fatto di andare e venire continuamente. Poi il viaggio si è interrotto e ho conosciuto una ulteriore forma di solitudine, quella di chi sente di aver perso tutto e dover ricominciare da capo.
Ecco, ora non credo davvero di dover ricominciare da capo, ma credo di aver capito che separazione e solitudine sono sempre in me, assumono quotidianamente delle nuove forme, si travestono, si modificano, vanno e vengono; ora il mio isolamento ha un aspetto maturo, somiglia più al riposo, alla concentrazione, ma mi chiedo se sentirsi soli sia davvero la condizione necessaria per non esserlo davvero, se isolarsi sia il preambolo della vita comunitaria, se la separazione sia il cancello per arrivare alla consapevolezza dell’esistenza di una felicità così immensa, da dover essere necessariamente condivisa.
CONSIGLI DEL MESE
🍻BAR
Per questo mese i bar selzionati sono quelli del nostro cuore❤️
Big store, Via Conca del Naviglio, 10
Ottimo per il più classico aperitivo infrasettimanale, ma non solo!
Birretta, qualche crostino accompagnato da noccioline e se si va lunghi, perché no, un ottimo toast con salsa rosa (rigorosamente)
Montalcino, Via S. Cristoforo, 3
Qua ci spostiamo sul naviglio , davanti alla chiesa di san Cristoforo, in una piazzetta che sembra quasi di stare fuori Milano, poco flusso di macchine e atmosfera calda. Perfetto per date!
Linea Retta, Via Vincenzo Foppa, 4,
Tipico posto estremamente naturale e artigianale, ottimo sia per bere che mangiare, ogni prodotto arriva direttamente da cascine di agricoltori e allevatori.
Colorificio, Via Cesare Cesariano, 8
Se si ha voglia di una cosa più affollata, in piazzetta, circondati da altrettanti bar e persone sui muretti, questo è il posto giusto. Nel cuore di piazza Cesariano. Molto comodo per fare i più classici apericena perché di fianco c’è un cinese d’asporto delizioso che si chiama Neo Kisho.
BCafè, Via S. Maurilio, 20
Ci troviamo nel cuore delle 5 vie, il più classico bar da milanesi, conosciuto anche per la golosissima proposta di panini che offrono. (Nel caso il Tony è il migliore)
Old Fox, Piazza Sant'Agostino, 1
Pub, birre, partite e patatine fritte. Davanti a piazza sant’agostino, perfetto per birra volante, sopratutto se si è in tanti.

🚀ATTIVITA'
Punto zero
Compagnia teatrale con un teatro proprio all’interno dell’Istituto Penale Minorile “Cesare Beccaria” di Milano, il primo teatro aperto al pubblico in un carcere minorile.
Leggetevi l'articolo nella sezione friends & family "il carcere", li troverete anche il link
Fondazione Prada
La permanente molto bella. L’altra che ho visto è una mostra che espone dei girati inediti in pellicola del film Amore perros, del regista messicano Alejandro G. Iñárritu.

Weekend a Marsiglia
Weekendino fuori porta un po’ diverso dal solito, raggiungibile in macchina in 5 ore, non poco mi rendo conto, ma se si fa levataccia, si ascoltano podcast, musica e si chiacchiera, non si perde la giornata e il viaggio vola.
Città portuale molto bella e affascinante, una Parigi che se la mena molto meno mi vien da dire.
Consigli ristoranti: localino al mare, limmat, meo midnight.
Da visitare: Unitè d’habitation

Venezia Weekend
La città che non ha bisogno di essere consigliata.
Sono tornata a Venezia dopo tanti anni e ancora non mi capacito di come io non ci vada almeno una volta all’anno.
Decretata a mani basse la città più bella del mondo (e ovviamente non lo dico solo io), sono stata portata in giro da una magnifica guida della mia amica Tere. Come ogni guida personale che si rispetti, la riserva per sé con cura, ma sono sicura che sarà eventualmente felice di girarvela.
Tra i posti che più ho amato… e che non hanno bisogno di presentazione:
Schiavi, Al Mercà, Al Volto
Yoga The sanctuary
Session domenicale di yoga pre pranzo, grandissimo momento di relax e mindfullness, consiglio. Poi location bella, MOLTO.
⭐️EVENTI DA NON PERDERE
Est Archive Sale
Venerdi 28 e sabato 29 Novembre, archive sale di est clothing all'Est Bar, magliette felpe, pile, tute e accessori d’archivio a prezzi stracciati, da non perdere!!!!
Minina Milano Opening store party
Opening party del nuovo store di Minina Milano, via Santa Marta 19/A


🎞FILM E SERIE TV
La società della neve
Documentario peso non lo nego! Il film è basato sul disastro aereo delle Ande del 1972 durante il quale l’aeronautica militare uruguaiana si schiantò con 45 persone a bordo. Una storia di morte e tragedia ma anche di amicizia e forza. Bellissimo un film davvero da non perdere.
Collateral beauty
Colpito dalla tragedia della morte della figlia di sei anni Howard (interpretato da Will Smith) è un manager di successo che non riesce a tornare a vivere. Viene quindi aiutato dai suoi tre migliori amici, che lo riportano alla consapevolezza che la sua vita non è finita. Un film che ti insegna molto.
Romanzo criminale
Serie tv stupenda, due stagioni sulla storia della banda della Magliana a Roma. Dandi, Freddo e Libano sono rispettivamente Alice Nina e Viola
